Momento delicato

Comunque vada, vedrete che Renzi avrà un successo

Come ci si immaginava piuttosto facilmente, l’elezione del Capo dello Stato sarebbe diventato un momento delicatissimo della vita del governo Renzi. Avendo negoziato un accordo con il leader di uno dei partiti di opposizione nel segreto di una stanza, era impossibile capire se vi fosse o meno un qualche protocollo concernente anche il futuro presidente della Repubblica. Napolitano, al suo secondo mandato era stato votato da Pd e Forza Italia, allora Pdl, oltre che Scelta civica. Sarebbe preoccupante, sotto un semplice profilo politico istituzionale, se il prossimo Capo dello Stato avesse solo i voti del Pd e dei suoi alleati minori. D’altra parte, si era talmente deteriorato il rapporto all’interno del pd, fra maggioranza renziana e minoranza, che pensare solo di far esplodere il partito proprio davanti all’elezione del Capo dello Stato, era cosa degna di un branco di pazzi sconsiderati. Quali che siano gli accordi presi con Berlusconi, Renzi doveva dare un segnale distensivo all’interno del suo partito, in modo da esaltare la sensibilità politica dello stesso e la comune appartenenza e Sergio Mattarella, prodiano della prima ora, moroteo di formazione, avversario della legge Mammì sulle televisioni, era il ramoscello d’ulivo offerto ai dissenzienti. Un ramoscello d’ulivo gradito. In verità il candidato non è così indigeribile nemmeno per Forza Italia, come pure si dice. Mattarella era contrario alla Mammì in avversione a Craxi, non per una qualche specifica volontà di danneggiare Mediaset o il Cavaliere. Politica, non affari. Per il resto Mattarella è stato un esponente del partito popolare per tutta la sua esistenza, legato alla sinistra, sì, ma come lo era Aldo Moro insomma, non Togliatti. Potrebbe anche essere, quindi, che a breve, Forza Italia si convinca di far rientrare la stizza patita in queste ore. A guardare bene, Renzi comunque avrà un successo. Infatti la minoranza si riaccorperà all’interno del suo partito, superando tutte le polemiche delle ultime settimane e di conseguenza non potendo riprenderle con foga a breve, anche per rispetto al nuovo Capo dello Stato. Forza Italia, da parte sua, avrà si visto incrinato il patto a lei tanto caro, ma non così tanto da renderlo impraticabile. In più vi sono questioni più preoccupanti all’esterno, ovvero se mai accadesse che Vendola, Salvini, Fratelli di Italia costituissero un movimento anti euroe e cercassero un asse con Grillo, cosa farebbero Pd e Forza Italia? Continuerebbero la loro disfida, o inizierebbero a pensare di radunare le forze? Siamo tutti intenti alle nostre abitudini anche nel pensare convenzionalmente la realtà politica, eppure questa si ridefinisce, come è avvenuto in Grecia e badate potrebbe accadere a maggio in Inghilterra. Il bipolarismo che noi vogliamo rinforzare è quello che nel resto di Europa si sta spegnendo rapidamente. Anche sotto questo profilo non è così insolita la candidatura di Mattarella. Egli è un bipolarista convinto certo, ma esattamente come lo era l’onorevole De Mita capo del governo. E all’epoca c’era il sistema proporzionale.

Roma, 30 gennaio 2015